DanisinniLab Teatro Sociale
La passione di Stracci
Testo e regia di Gigi Borruso
Una coproduzione Ditirammu e Museo Sociale Danisinni
Debutto nazionale del sequel teatrale liberamente ispirato al film ‘La Ricotta’ di Pasolini
Teatro Ditirammu – Bottega 5 – Cantieri Culturali alla Zisa
La pièce si ispira liberamente a “La ricotta” di Pier Paolo Pasolini, segmento del film a episodi Ro-Go-Pa-G (Rossellini, Godard, Pasolini, Gregoretti), che Borruso adopera quale antefatto dell’azione. Omaggio, a sessant’anni dalla sua prima proiezione nel novembre del 1963.
Potremmo immaginarlo, con linguaggio cinematografico, come un sequel. Una sorta di spin-off sulla vita, anzi sulla morte, di uno dei protagonisti dell’opera di Pasolini, Stracci: il povero disgraziato pescato dagli ambienti del sottoproletariato romano, attore per caso, arruolato da una troupe cinematografica per il ruolo del “ladrone buono” in un kolossal sulla Passione di Cristo. Mentre troupe e regista sono immersi nella creazione di una crocefissione manieristica, Stracci muore sulla croce, durante le riprese e nell’indifferenza generale, per l’indigestione causata dall’ingordigia di chi ha avuto fame tutta la vita. È qui che la drammaturgia di Gigi Borruso attecchisce, due giorni dopo l’ultima scena del film: Stracci è ancora sulla croce e non sa di essere morto. La trama si sviluppa quindi in maniera autonoma, ambientata ai nostri giorni, in un contesto popolare palermitano, con il mare della costa sud est e le sue povere borgate proiettati sullo sfondo della scena.
La Passione di Stracci, nata da una riflessione sull’opera di Pasolini, chiude la quadrilogia di Gigi Borruso sulle marginalità umane e sociali, iniziata con “Luigi che sempre ti penza” (menzione speciale ai premi Tuttoteatro 2006, Museo Fratelli Cervi 2013 e finalista premio Betti nel 2008); “Un errore umano” (Premio Fersen per la drammaturgia, 2015) o “Fuori campo” (Premio Tuttoteatro Dante Cappelletti, 2009). Questa opera è anche frutto dell’esperienza che Borruso ha compiuto in questi anni con il Museo Sociale Danisinni, dove dirige il Laboratorio di teatro sociale DanisinniLab, indirizzato alla ricerca d’un possibile dialogo con l’ambiente sottoproletario nel quartiere Danisinni di Palermo.
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